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Come Rushdie


Una fatwa (arabo: فتوى, fatwā, plurale فتاوى, fatāwa) è la risposta fornita a un qadi, giudicemusulmano, da un giurisperito ( faqīh ) su un quesito presentatogli per sapere se una data fattispecie sia regolamentata dalla Sharī‘a e quali siano le modalità per applicarne il disposto. In questo caso il faqīh viene detto Muftī.I tribunali sciaraitici - oggi non più operanti, salvo lì dove sia stata reintrodotta la legislazione coranica - agivano in base alla sharī‘a. Vale a dire in base a ciò che è contemplato dal Corano e dalla Sunna. La non sempre facile percorribilità delle due fonti costringeva spesso il giudice (che non era mai un dotto ( ‘ālim, pl. ‘ulamā’) a ricorrere alla consulenza di un muftī (giurisperito di assodata competenza teorica), esponendogli il quesito in forma rigorosamente astratta per evitare qualsivoglia suo condizionamento.Questi rispondeva indicando quale fosse a suo parere la linea da perseguire, in campo civile o penale. Essendo la fatwā un'opinione personale, per quanto autorevole, non ne discende automaticamente che il responso debba essere applicato; dunque una fatwa non ha alcuna diretta esecutività, a meno che non sia fatta propria dal giudice o che il muftī non appartenga alla medesima scuola giuridica del giudice che gli abbia sottoposto ufficialmente il quesito.Oltre alla mancanza di esecutorietà della fatwa, va comunque ricordato che, essendo una sorta di parere pro veritate, può frequentemente avvenire che siano emesse fatwa tra loro del tutto discordanti. Il fatto non crea scandalo nella cultura giuridica islamica, dal momento che un hadithMaometto asserisce che "la disparità di giudizi (ikhtilāf) è una benedizione per la Umma islamica".

(wikipedia)